venerdì 21 maggio 2010

A Sud ladri di vita e di futuro

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A Sud ladri di vita e di futuro
    di Gianni Lannes
In nome del profitto economico a Sud sempre più morti con diagnosi sempre uguali. Nel Mezzogiorno non solo si vive male ma si vive meno. La scienza non ha dubbi: il 24 per cento delle patologie ha una causa ambientale. Nel Meridione più che altrove il potere mente spudoratamente ai cittadini tenendoli all’oscuro ed inquinando oltre agli ecosistemi anche le coscienze. I pennivendoli in circolazione fanno il lavoro sporco da cortigiani ossequiosi, sovente alimentando polemiche sterili e disorientando il discorso. In questo stagione del disamore per l’altro in cui è così viva la polemica sulla cura del cancro, troppo poco si parla dell’unica vera cura chiamata prevenzione. Vale a dire: la diminuzione dell’esposizione alle cause note e sospette di tumori. Insomma, non si misura la salute: quante indagini epidemiologiche sono state realizzate in Puglia o nello Stivale negli ultimi 30 anni? Perché distruggere il bene comune e il senso innato di comunità degli esseri umani? Semplice  ingordigia a tutto spiano? In nome del profitto a tutti i costi e del potere a buon mercato avanzano gli inceneritori di rifiuti, variamente camuffati, comunque produttori in particolare di diossine cancerogene e veleni chimici a iosa. Il pericoloso impianto di Emma Marcegaglia in Capitanata (un’area tra le più fertili del belpaese) – un caso da Corte Europea di Giustizia – sarà costruito con denaro pubblico (15 milioni di euro), in barba alle più elementari norme di buon senso ecologico, ai vincoli ambientali, sanitari e sociali e alle leggi sia pure elastiche della penisola italica. Il progetto non è stato firmato da tecnici abilitati, non è stato sottoposto a necessaria valutazione di impatto ambientale né a valutazione ambientale strategica. Quanto agli espropri di questa terra ai contadini, forse sarebbe opportuno – se fosse possibile – resuscitare Peppino Di Vittorio per suscitare un pò di indignazione ed una lotta vera a questa morte decretata a tavolino dell’antica Daunia. Anche l’iter procedurale è stato analizzato da esperti super partes ed il responso parla di illegalità. Perché Vendola difende a spada tratta l’indifendibile? Nel dicembre scorso abbiamo chiamato in causa direttamente Nichi insieme ad Emma, ma entrambi non hanno fornito chiarimenti. Per mera miopia politica il problema dei rifiuti solidi urbani non è stato volutamente risolto in Puglia e meno che mai in Capitanata. Eppure la soluzione è a portata di mano: basta dare un’occhiata alle esperienze note. Allora se non esiste differenziata a livelli accettabili come si fa ad autorizzare addirittura un inceneritore? A Vendola raccomando la visione del documentario “Una montagna di balle”. Se poi ha tempo e curiosità vada a farsi un giro a Cutro in Calabria dove la Marcegaglia ha costruito un altro impianto che semina malattie e morte, grazie alla compiacenza di politicanti corrotti e alla zampa della n’drangheta. Progetti così deleteri si realizzano al Sud perché qui latitano gli anticorpi sociali e la politica è sovente sul libro paga. L’inceneritore della Marcegaglia era destinato inizialmente a Manfredonia, proprio in quel luogo dove negli anni ‘80 è stata sconfitta dai cittadini, soprattutto dalle donne, l’Anic-Enichem, ossia la chimica dei boiardi di Stato. Ma lì dove è morto l’amico operaio Nicola Lo vecchio il progetto è stato disintegrato. Dal solito cappello a cilindro – grazie all’operato dell’ex sindaco Paolo Campo, alle agevolazioni del contratto d’area (a quaranta chilometri di distanza), alla spinta di Roberto Garavaglia (factotum della Marcegaglia) e alla frenesia di Eliseo Zanasi (cementificatore a Mattinata) – è stato riproposto con qualche aggiustina a ridosso di un borgo con mille contadini, in gran parte vecchi, donne, ragazzi e bambini. Complimenti per il coraggio e l’alzata di genio. Gli spot funzionano magari in campagna elettorale ma quando si scontrano con l’esistenza reale le persone si rivoltano giustamente a difesa della vita. Vendola e Marcegaglia non sono divinità al di sopra della legge. Nichi non ha ancora l’aureola. A Nichi ricordiamo che gli elettori (una buona metà) solo qualche mese fa non hanno votato per rigetto questo modus operandi, intriso di demagogia e populismo. Infatti, al governatore sono venuti meno circa 700 mila voti rispetto al 2005, quando tuonava contro Fitto pro-inceneritori. Nichi se non hai smarrito la bussola un po’ di coerenza: dai un’occhiata al tuo programma di allora e alle video-interviste. Il dovere del giornalismo è informare, cercare fatti e fiutare notizie documentandole con dati oggettivi. Solo la comunicazione rende liberi. Un’altra lettura consigliata: La città delle nuvole dell’amico Carlo Vulpio. Forse Vendola e la Marcegaglia sognano un paese con giornalisti senza spina dorsale e possibilmente privi di cervello. Soggetti pronti e soprattutto proni a tutto pur di ossequiare la padrona. Nichi come sai mostrare i muscoli è un segno di latente debolezza. Chi credi di intimidire con il tuo proclama di ritorsioni legali? Sai bene che la censura non è altro che il modo concreto per il discorso dell’ordine di travestire, escludere, eludere o negare quei contenuti che rischierebbero di mettere in pericolo la sua legittimità, le sue certezze, il suo potere. Questo giornale nato dal nulla, senza padrini, nè padroni o sponsor ha scelto di stare dalla parte di chi non ha voce, di chi si danna l’anima onestamente per andare avanti, di chi cerca di lasciare un segno positivo, di chi coltiva il dono dell’interesse generale. Distinguere è la vera impresa. E talora si sbaglia. Mai come oggi ci rendiamo conto che l’intelligenza collettiva è dissolta, la voce della critica sociale è muta, la democrazia in agonia. Occorre continuare il più possibile a dire la verità. Quella scomoda, quella che urtica, quella che obbliga al realismo. Insieme possiamo lavorare al bene comune. Unire non dividere e piantare semi importanti per il mutamento di rotta. Tanto per cominciare Vendola dia una segno di discontinuità con uno stop definitivo agli inceneritori, una riconversione delle industrie inquinanti, una bonifica delle aree gravemente inquinate, a partire da Taranto e Brindisi. In Italia la memoria sociale ha le gambe corte: il dramma è la nostra passività. A nessuno però è consentito rubare il futuro delle giovani generazioni o ipotecare la qualità della vita. Su la testa…

1 commenti:

Unknown ha detto...

Il bello è che niki vendola ha pensato bene di aggiungere la parola ecologia al nome del suo partito, sinistra e libertà. Che cosa ha fatto e cosa sta facendo per l’ecologia in Puglia? E cosa significa ecologia per lui? Non mi stancherò di ringraziare Gianni Lannes per tutto quello che sta facendo per noi e la nostra terra, nonostante tutte le minacce,resistere.

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