sabato 11 gennaio 2014

“Caro Faber, oggi forse non diresti nulla”. Baccini racconta il suo De Andrè

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fabrizio de andrè
Fabrizio De Andrè

Era l’11 gennaio del 1999. Genova piangeva il suo figlio prediletto: Fabrizio De Andrè. Poeta, cantautore ,musicista e spirito libero fragile e anarchico.

Per raccontarmi di Fabrizio De Andrè  ho scelto di chiamare Francesco Baccini e in una chiacchierata telefonica Francesco racconta aneddoti particolari.

Cosa direbbe dell’ Italia di oggi Fabrizio e cosa ti manca di Fabrizio?

“Oggi forse Fabrizio De Andrè non direbbe nulla su questa Italia. Perchè probabilmente verrebbe smentito subito nel giro di venti minuti da chiunque. Ma quel chiunque che lo smentisce non avrebbe la sua autorevolezza. L’autorevolezza oggi appartiene ai morti, morti che ahimè non potrebbero replicare a tante cose. Fabrizio era un amico vero, sarei curioso di ascoltare cosa direbbe perchè non starebbe a nessuno il suo pensiero o la sua idea. Fondamentalmente gli artisti come lui sono liberi e non parlano per interesse di qualche potere economico o politico. Questa cosa per il sistema non va assolutamente bene. E’ drammaticamente vero che quando era vivo e faceva dischi, gli stessi che nell’ambiente musicale dopo la morte lo hanno esaltato, dicevano all’epoca “che noia questo De Andrè.” Ma questo perchè negli anni 80, era vivo già il disimpegno totale e solo con l’ironia arrivavano alcune messaggi. Quei cantautori come lui erano dei veri segnali di rottura nei confronti del potere.


Parlavi di musica, canzoni con lui e ricordi un aneddoto?

“Di solito con Fabrizio si parlava dei massimi sistemi, della nostra Genova, dell’impegno politico e sociale. Lui sappiamo che era un anarchico e che fa ridere oggi che tutti da sinistra a destra cerchino di prendere la sua storia, la sua musica e i suoi messaggi, quando in realtà lui oggi non starebbe proprio con nessuno tranne che con gli ultimi di questo paese. Un aneddoto che ricordo, forse uno dei pochi musicali fu quando negli anni 90 io gli feci sentire il mio brano su Renato Curcio e lui mi diedi consigli importanti , ma la parte più bella e più emozionante fu in una serata a casa sua quando mi fece sentire in anteprima la canzone “La domenica delle salme”. Lui si scherniva dicendomi che era un provino e la qualità era molto bassa. Una canzone che mi piaceva molto all’epoca ed era capita fino ad un certo punto. Questa canzone è chiara oggi.Le storie si ripetono sempre soprattutto in Italia, immaginiamo canzoni come un Blasfemo o un Giudice risentendole oggi, chiunque direbbe su un blasfemo che questa canzone è stata scritta per Stefano Cucchi o Federico Aldovrandi. Quello che hanno gli artisti è riuscire a vedere in anticipo quello che succederà e come andrà a finire. Ce ne sono ben pochi di artisti così. Quando oggi si vede un artista non si è più abituati perchè forse non uscirebbero da nessuna parte. Negli anni 70 e 80 la forza degli artisti era nelle radio indipendenti che oggi potrebbero essere tranquillamente le webradio.

Se oggi scriveresti a Fabrizio De Andre cosa gli diresti?

Sicuramente non scriverei niente ma alzerei il telefono e gli parlerei come facevamo per tanto tempo e resteremmo le ore al telefono. Avrei tante cose da dirgli sulle cose che si è perso e strabuzzerebbe gli occhi. Fabrizio sarebbe sicuramente un pericoloso sovversivo per come è stato sempre considerato e non si accoderebbe al pensiero unico dominante, visto che non l’avrebbe fatto prima. Ci faremmo senz’altro una lunga chiacchierata ma solo quello perché certi problemi non saremmo e dovremmo noi risolverli. Sarebbe una amara constatazione di dove siamo andati a finire. Oggi tutti ti rimpiangono caro Fabrizio ma all’epoca non eri quello del sabato sera, che si sentiva per radio o si leggeva sui giornali nella sezione del gossip. Di quel giro li ormai ce ne sono ben pochi. Oggi Fabrizio manchi davvero a tutta la musica italiana  (o quasi!) e a questa povera Italia…

di  Giuliano Girlando
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