giovedì 28 luglio 2011

La petizione per l’introduzione del reato di tortura in Italia

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Amnisty International, l’associazione fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, ed impegnata nella salvaguardia  dei diritti umani, all’indomani della commemorazione dei fatti del G8,( vedi g8)  ha deciso di promuovere una petizione on line  per l’introduzione del reato di tortura in Italia. Amnesty International constata con disappunto che le centinaia di vittime delle gravi violazioni dei diritti umani compiute in quei giorni da funzionari e agenti delle forze di polizia non hanno ottenuto piena giustizia, anche a causa della mancanza del reato di tortura nel codice penale e di misure di identificazione degli agenti durante le operazioni di ordine pubblico, come l’uso di codici alfanumerici sulle uniformi. Diversi casi emersi nei 10 anni trascorsi da quegli eventi hanno continuato a chiamare in causa le responsabilità delle forze di polizia, confermando l’urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione delle violazioni” fanno sapere dall’associazione.
Questo non implica, sia chiaro, un disconoscimento delle forze di polizia nel nostro Paese: tanti sono gli operatori dello Stato che operano con dedizione e volontà, al servizio del cittadino e non contro. I fatti del G8 sono stati troppo gravi, troppo aberranti per uno stato di diritto democratico. I fatti del G8 non devono ripetersi mai più, e per questo urge un intervento legislativo ad hoc.
Le forze di polizia sono attrici chiave nella protezione dei diritti umani in ogni paese. Perché questo ruolo sia riconosciuto nella sua importanza e svolto nella piena fiducia di tutti, sono essenziali il rispetto dei diritti umani, la prevenzione degli abusi, il riconoscimento delle responsabilità e una complessiva trasparenza.
“Amnesty International chiede agli stati di assicurare che le forze di polizia operino nel rispetto degli standard internazionali sull’uso della forza e delle armi, di prevenire violazioni dei diritti umani e di assicurare indagini rapide e approfondite e procedimenti equi per l’accertamento delle responsabilità, quando emergano denunce di violazioni” si legge sul sito.
 In Italia mancano tuttora importanti strumenti per la prevenzione e la punizione degli abusi, quali organismi di monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e sui luoghi di detenzione, misure di identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico e la previsione del reato di tortura nel codice penale. Sulla base di questa premessa l’associazione invita tutti a firmare l’appello su internet.
 Marina Bisogno

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